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Politiche di accoglienza e finanziamenti: un'altra occasione persa.

Spiace segnalare l’ennesima occasione persa dall’Amministrazione comunale di Avellino che mostra di non cogliere il senso delle proposte votate all’unanimità dall’assise e lascia che la crisi della maggioranza travolga e disperda anche le tracce politiche significative, in termini di impatto sulla comunità, deliberate dall’aula.

Mi riferisco, nella fattispecie, alla mozione a firma Giordano e Arace approvata dal Consiglio il 24 luglio 2015 (Delibera di CC n. 84/2015).

La proposta, prendendo atto della grave emergenza profughi in corso in tutta Europa, che ha visto protagonista anche la comunità irpina, ha impegnato “il Sindaco di Avellino, quale città capoluogo, a convocare un incontro con i Sindaci di tutti i Comuni della Provincia ponendo all’ordine del giorno la discussione del tema della gestione delle emergenze relative all’accoglienza dei migranti, al delicato processo di integrazione e alle conseguenti iniziative da intraprendere in un auspicabile contesto di uniformità di azione”.

Ad oggi, dopo oltre quattro mesi dall’approvazione della mozione, dopo sollecitazioni e interrogazioni consiliari e dopo che la nostra comunità ha espresso la propria vicinanza all’emorragia dei profughi con una partecipata marcia che si è tenuta il 10 settembre scorso, siamo ancora in attesa della convocazione dell’assemblea dei Sindaci, mentre diventa sempre più stretta la cruna dell’ago, se, guardando oltre le tensioni del Pd, si scorge la scadenza prossima di un bando ministeriale che, al fine di rafforzare il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, sostiene gli Enti Locali che attuino esattamente le stesse finalità della mozione approvata dal Consiglio Comunale.

La misura, infatti, oltre a finanziare il

95% dei costi relativi all’erogazione dei servizi di accoglienza materiale, mediazione linguistica-culturale, orientamento e accesso ai servizi del territorio, formazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo, abitativo e sociale, orientamento e accompagnamento legale e tutela psico-socio-sanitaria, promuove la forma dell’unione dei Comuni e considera la doppia annualità del biennio 2016-2017 per articolare la proposta di azioni integrate.

Una opportunità, questa, che scivola via senza particolare clamore insieme alla responsabilità di chi dice di fare, ma, puntualmente, si smarrisce sul terreno della concretezza. La mozione, evidentemente in linea con gli indirizzi del ministero, ma non con quelli dell’Amministrazione, chiedeva al Comune di Avellino di farsi carico di un processo più largo, di provare a leggere i cambiamenti in atto nella comunità, comprendendoli, spiegandoli, organizzando una risposta insieme ai comuni d’Irpinia.

Affermare, e non evocare, la centralità del capoluogo significa guidare anche processi come questo, progettando una politica d’integrazione a livello sovracomunale, intervenendo a sostegno dei comuni già ospitanti, declinando sui territori l’accoglienza di base, la mediazione linguistica, il supporto scolastico, la formazione professionale per l’acquisizione di nuove competenze, l’orientamento all’attività imprenditoriale per chi voglia sperimentarsi con l’autoimpresa.

Tutti servizi che, oltre a descrivere una città occasione di convivenza e di nuove possibilità, progettano una città che stimola rinnovate opportunità di lavoro per chi la vive ed è attenta ad offrire ai giovani profili di impiego per i quali possano spendere le competenze acquisite.

Resta, invece, evidente che in questa mancanza di visione politica si compie la misura della crisi di questo tempo, dove il pensiero debole di chi è stato chiamato a governare la città non è sufficiente ad emanciparci dall’economia del bisogno e da politiche di sviluppo inefficaci che lasciano indietro i più fragili, che siano italiani o profughi, indistintamente.

Nadia Arace

Consigliere Comunale di Avellino

(=) POSSIBILE


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