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Storia semplice di un bene comune. Avellino e il Nuovo Cinema Eliseo


Di quei luoghi materni. Dove passa il filo della Storia. E dove la storia tua si è cucita nelle storie degli altri.

Di quei luoghi verticali. Che ti spingono in fondo alle memorie e ti sollevano come fanno le promesse.

Di quei luoghi generosi. Che si donano a tutti. E, per questo, sono un bene comune.

E’ il 1937 quando viene inaugurata la Casa del Balilla di Avellino, della Gioventù Italiana del Littorio poi. Il suo architetto, Del Debbio, che aveva realizzato già il Foro Italico, all’epoca dirige l’ufficio edilizio dell’Opera Nazionale Balilla, coordinando il programma di realizzazione di opere pubbliche che il regime riservava all’educazione sportiva, culturale e morale degli adolescenti italiani. Dopo il ventennio, la struttura diventa di competenza regionale insieme al resto del patrimonio dell’ex Gil e la sala cinematografica, denominata prima Cinema Risorgimento e poi Cinema Eliseo, abbandonate le proiezioni dell’Istituto Luce e dei cinegiornali, resta in funzione per mano di gestori privati e di iniziative notevoli come il Festival internazionale del cinema neorealista “Laceno d’oro”, promosso da Marino e D’Onofrio con la collaborazione di Pasolini, Zavattini, Domenico Rea, fino al termine degli anni ’80, quando chiude definitivamente i battenti.

A pensarci bene, il Cinema Eliseo accompagna la città nelle pieghe della Storia e della sua storia: palestra di sport e cultura per la Gioventù Italiana del Littorio ai tempi del Fascismo imperante – rivedo spesso mia nonna raccontarsi Giovane Italiana intenta a partecipare alle attività decise per lei dal regime –, sede di comizi memorabili come quello di Togliatti nel ’48 nella nuova Italia repubblicana e poi ancora simbolo, nel ’68 e dintorni, del nuovo protagonismo studentesco e della città che si apriva alle grandi trasformazioni sociali degli anni caldi. Dopo l ’80, in una città meno povera grazie ai fiumi di denaro della ricostruzione post-sisma, ma narcotizzata e indifferente ai processi culturali che attraversano il Paese, l’Eliseo si spegne lentamente insieme alle ultime proiezioni a luci rosse. Sarà la contestazione studentesca dei primi anni ’90 a riaccendere la luce sull’Eliseo. I giovani studenti occupano la struttura nell’inverno del ’93, chiedendone la restituzione alla città. Affrontano, quindi, un lungo processo. Ma è la città ad autodenunciarsi e scegliere di andare a processo insieme a loro. La sentenza di un giudice illuminato li assolve, disponendo la loro consultazione per ogni futura scelta riguardante l’Eliseo.

Quindi la raccolta firme promossa dal Centro Donna con cui si chiede all’allora Sindaco di Avellino, Tonino Di Nunno, di riconoscere l’Eliseo quale luogo di rigenerazione sociale. A seguito dell’atto di Giunta conseguente, la Regione cede la struttura al Comune di Avellino, che si impegna a riqualificarlo con i fondi comunitari, destinandolo a Casa del Cinema, per poterne diventare pieno proprietario.

E’ da allora che si apre un cantiere interminabile. Ai ritardi, si accompagnano aggressioni dolose e ripetute ai danni della struttura. Ultimo, l’incendio del 2013. I fumi che si alzano nel cielo di Avellino scuotono la città. Sono in tanti a radunarsi davanti alle porte dell’Eliseo e quello stesso giorno decidono di costituirsi in comitato. Luce sull’Eliseo, questo il nome del comitato che accoglie associazioni cinematografiche e cittadini, ha cominciato la sua lunga battaglia perché il bene venga restituito alla città. A loro va riconosciuta la cura che hanno dedicato al bene in questi anni, con dibattiti, interventi di pulizia, fino alla proposta rivolta all’Amministrazione comunale di riconoscere l’Eliseo come Bene Comune ed esperimento di gestione condivisa, attraverso una Fondazione di partecipazione tra l’Ente locale, le associazioni cinematografiche e i cittadini. Su quest’ultima proposta si misurerà questo pomeriggio il dibattito in Consiglio Comunale, dove pure scorre più di una tentazione di privatizzare il bene, e dove discuteremo il modello di gestione. Al Comitato va, prima di ogni cosa, riconosciuto il merito di avere tenuta accesa la luce sull’Eliseo, insieme alle generazioni che lo hanno difeso. Lungo il respiro del ‘900 è stata la città a prendersene cura. Ecco perché riteniamo che l’Eliseo sia un Bene Comune. E se la parabola dell’Eliseo, in questi decenni, si è intrecciata con la parabola di Avellino, allora il suo destino è intimamente legato a quello della città. E sarà decisivo l’orizzonte che l’Amministrazione comunale vorrà tratteggiare per l’Eliseo, perché lo sarà anche per le generazioni che verranno.


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