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Comune, Arace: addio Pd, non potevo più restare in un partito che ha abbandonato il suo popolo

  • Staff
  • 17 giu 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

«Non siamo noi a lasciare il Pd, ma è il partito che ha da tempo abbandonato il suo popolo. Con "Possibile" e Pippo Civati proviamo a rimetterci in linea con la maggioranza del Paese». Con queste parole la consigliera comunale Nadia Arace ha ufficializzato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, il suo abbandono del partito e di conseguenza del gruppo consiliare democratico, per seguire il percorso di costruzione a sinistra di un soggetto politico nuovo.«Una rottura irrimediabile e definitiva - l'ha definita - una scelta dolorosa ma non più procrastinabile, per chi come noi non poteva più stare in un partito che su lavoro, ambiente, scuola, riforma elettorale ha segnato una distanza irrecuperabile sia sui temi che sull'organizzazione stessa del partito costretto ormai al pensiero unico, con l'ascesa di Renzi a segretario nazionale prima e a Presidente del Consiglio poi».Arace annuncia che non passerà all'opposizione ma si dichiarerà indipendente e valuterà di volta in volta il proprio comportamento in aula, «insomma – dice – continuerò a fare quello che ho sempre fatto, ad incalzare l'amministrazione su insufficienze e incapacità, con la convinzione che il cambiamento che avevamo promesso alla città non si può solo evocare ma va praticato».Insieme ad Arace alcuni dei fuoriusciti dal Pd, Maria Rusolo, Alessio Nicolini, Donata Ferrante, e Nino Sanfilippo coordinatore provinciale dell'area Civati.Ma, assicurano, in queste ore sono tante le adesioni che stanno arrivando dai territori oltre che dalla città. Tutti pronti a partecipare domenica 21 giugno alla costituente nazionale di "Possibile", il nuovo soggetto politico a sinistra del Pd che vede promotore principale proprio l'ex rottamatore Pippo Civati.A spiegare la tempistica dell'ufficializzazione dell'uscita dal partito, Sanfilippo: «abbiamo atteso le elezioni regionali durante le quali più per rapporti umani costruiti nel tempo che per convinzione politica, ognuno di noi ha lealmente sostenuto i propri riferimenti. A livello nazionale non potevamo più continuare a vivere la condizione di minoranza mal sopportata, né è pensabile restare in un partito che alle ultime elezioni regionali ha portato a casa, a nostro avviso, un risultato assolutamente insoddisfacente soprattutto per il livello di astensione registrata. Chi fa politica deve interrogarsi e porsi come obbiettivo quello di far tornare a votare chi non ci va più. Il Pd in sostanza non si è dimostrato quel partito inclusivo e aperto che noi avevamo immaginato, né a livello nazionale né provinciale. Ormai la deriva leaderistica non è più arginabile e sono tanti quelli che, pur restando ancora all'interno del Pd, portano con sé un enorme senso di sconfitta».


 
 
 

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